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La presenza dell’edificio un tempo adibito a Concia nel Comune di Bagnaia è da far risalire al 1740, anno in cui Bartolomeo Spigaglia chiese al Comune di Bagnaia lil permesso di erigere un edifio per conciar pellami.
Info: Associazione Amici di Bagnaia “Arte e Storia ” Tel. 3384613485
LA CONCIA
LA STORIA
La storia dell’edificio che un tempo ospitava la concia di Bagnaia nasce nel XVIII secolo, precisamente in data 30 ottobre del 1740, quando nel consiglio generale del Comune di Bagnaia fu “letta e discussa l’istanza di richiesta presentata da Bartolomeo Spigaglia onde avere il permesso di erigere in questa terra, un edificio per conciar pellami, chiedendo in pari tempo un Testone d’acqua del ricasco della fontana di piazza di fuori, e per macinare la vallonea richiede tutto il ricasco del lavatoio”. Tale concessione fu fatta e approvata dal Comune di Bagnaia con la sola variante di prendere l’acqua dalla fontana di dentro e non di quella del borgo di fuori. Il 30 ottobre dell’anno successivo fu approvata ufficialmente anche dalla Sacra Congregazione del B. G. Il Comune di Bagnaia aveva concesso di buona lena tale concessione dato che l’apertura della conceria implicava manodopera quale scalpellini, muratori e cavasassi per la costruzione dell’edificio e in seconda istanza avrebbe assicurato ulteriore lavoro per le famiglie di Bagnaia con l’assunzione di personale per tutte le altre figure annesse nelle fasi di lavorazione della conceria.
In questo contesto, venne costruito privatamente l’enorme edificio della conceria che adagiandosi sul lato nord est dello sperone tufaceo andava a delimitare il Borgo come proseguimento degli edifici che già erano in essere nello stesso lato, primo fra tutti quello del palazzo Gallo. Nel 1785, Girolamo Malajoni, affittuario della concia, 45 anni dopo aver aperto il negozio pellami, “supplicò la S. C. del B. G. perché gli si permettesse di allacciare per uso di detta concia l’acqua di ricasco della fontana di fuori”. Ancora l’uso dell’acqua risultava il punto trainante per la lavorazione della conceria. Questa condizione di dipendenza della risorsa delle acquee per l’attività industriale della conceria venne messa in rilievo anche per la stessa comunità bagnaiuola, quando nel 1866 il Comune si trovò a dover presentare una causa contro la casa Lante per il diritto sull’uso delle acquee esterne alla Villa. Essendo la Famiglia Lante proprietaria dei terreni da cui scaturivano le sorgenti per l’approvvigionamento idrico che fino a quegli anni aveva alimentato il borgo e la conceria, con molta probabilità alla chiusura della conceria (attività privata e fonte di reddito per i Lante) venne interrotto il ricasco principale concesso precedentemente. Al Comune di Bagnaia veniva concesso solo una parte del ricasco delle acque reflue provenienti dalle fontane del giardino della vicina Villa Lante e dai catini Votamare e Acquazita. Tale vertenza andò avanti con non poche complicazioni, concludendosi ovviamente a favore della famiglia Lante. Di fatto, già sul finire del secolo la concia aveva chiuso i battenti. Questa contesa giuridica è ampliamente documentata attraverso la pubblicazione di un libretto intitolato Ragioni della Comune di Bagnaia fra essa e l’Eccellentisma casa Lante, dato alla ristampa grazie ai contributi del Consorzio delle Biblioteche di Viterbo nel 2009. Alcune immagini delle cartoline dei primi del ‘900, evidenziano l’edificio della concia di Bagnaia ancora in situ, dopo che per un breve periodo aveva visto un cambio d’uso a fabbrica di “fulminanti”. Purtroppo con gli eventi della seconda guerra mondiale l’edificio cadde in abbandono. La sua costruzione perse pian piano l’aspetto originale mantenendo integra solo la facciata così come ora la vediamo.
DESCRIZIONE
Scendendo dalla porta del borgo lungo Via degli Orti si incontra sulla sinistra quel che rimane della concia di Bagnaia. Solo il muro di Facciata è rimasto in piedi. Tutta la copertura e gli interni sono ormai perduti. Sulla Facciata una lapide quadrata ricorda la sua edificazione: “Bartolomeo Spigaglia viterbese / fatto cittadino di benemerenza / di questa Terra / a pubblica utilità / e a sue proprie spese / fece erigere da fondamenta / il presente edificio di concia / principiato il 4 novembre 1739 / e compito il 1740” . Al di sopra dell’epigrafe il simbolo di San Bernardino in terracotta (un sole con il monogramma IHS) risulta come l’unica decorazione dell’edificio storico.
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