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Nel XVI secolo per volontà del cardinal Francesco Gambara si diede avvio alla realizzazione di una delle più belle ville rinascimentali europee, caratterizzate dalla tipologia dei “Giardini all’italiana”.
Info Villa Lante: tel. +39 0761 288008
Chiusure: lunedì, 1 gennaio, 1 maggio, 25 dicembre
Biglietto: intero € 5,00, ridotto € 2,50, fatte salve le agevolazioni previste dal regolamento di ingresso ai luoghi della cultura italiani, consultabili nel sito web del MiBACT. Apertura gratis la prima domenica del mese
Vedi anche: Villa Lante Beniculturali
VILLA LANTE
STORIA E DESCRIZIONE
A pochi passi da Viterbo, il capoluogo della Tuscia, sorge Bagnaia che ospita Villa Lante. Da Piazza XX settembre si sale per Via Jacopo Barozzi dove al culmine è collocata l’entrata con la biglietteria per il parco e i giardini all’italiana. La Villa, vero connubio di parco, fontane, ville e giardini, fu voluta dal cardinale Gambara (vescovo di Viterbo, alla metà del Cinquecento), il quale volle trasformare il “barco” esistente (cioè la riserva di caccia) nell’attuale villa. I lavori vennero affidati probabilmente al Vignola, pur non esistendovi prove documentali, sotto la direzione dell’architetto senese Tommaso Ghinucci.
I giardini sono costruiti lungo un pendio naturale e dal punto più basso (Fontana dei Mori) a quello più alto (Fontana del Diluvio) si percorre, attraverso una serie di terrazze, un dislivello di sedici metri. L’acqua, proveniente dal Monte Palanzana, alimenta per caduta naturale le fontane, che creano, per il loro susseguirsi in linea retta, una serie di suggestivi e incantevoli giochi d’acqua.
Primo incontro è la Fontana dei Quattro Mori, realizzata in peperino e così chiamata per il colore scuro assunto dalla pietra per l’acqua che da secoli vi scorre. Gli stemmi mostrati dai giovani e forzuti atleti ricordano la committenza del cardinale Montalto, ai primi del Seicento, il quale sostituì la fontana a piramide precedente.
La Fontana si circonda di uno splendido giardino all’italiana, che riflette il razionalismo dell’epoca, affermando il dominio dell’uomo sulla natura.
Le due Palazzine gemelle sono una quella del cardinal Gambara (affrescata da grandi artisti tra i quali gli Zuccari e Antonio Tempesta), l’altra quella Montalto, eretta dal cardinale nipote di papa Sisto V Peretti (il Cavalier d’Arpino e Agostino Tassi sono gli autori degli affreschi degli ambienti di questa Palazzina).
Salendo attraverso le gradinate che conducono alla prima terrazza, si trova la Fontana dei Lumini, settanta zampilli inseriti tra magnifici rododendri, camelie e ortensie e protagonisti di un delicato gioco d’acqua.
La terrazza successiva ospita ben due fontane: la Tavola del Cardinale, una grande tavola di peperino con i bordi larghi e un canale di scorrimento dell’acqua all’interno in cui, durante i banchetti al piacevole fresco sotto platani, elci e ippocastani, i commensali potevano rinfrescare bevande e frutta. La Fontana dei Giganti è invece formata dalle personificazioni dei fiumi Arno e Tevere , al tempo del Gambara Fontana della Sirena, formata da una statua femminile a dorso di un gambero, stemma ufficiale del cardinale.
Un fulmine la colpì ormai tre secoli fa e in seguito si avviò la costruzione dei Giganti che simboleggiano Roma e Firenze, il Papato e i Medici, ossia i principali committenti d’arte nel Cinquecento.
Da questa terrazza è possibile già scorgere le tenaglie di un lungo gambero, che costituisce la fontana successiva. La cosiddetta Catena del Gambero non è altro che un omaggio al committente, che ama autocelebrarsi anche con iscrizioni che ricordano il suo nome (IO FRANC CARD DE GAMBERA).
Nell’ultima terrazza si incontrano la Fontana dei Delfini, vasca ottagonale tra fregi e delfini, con in cima una piccola tazza da cui parte lo schizzo d’acqua; e la Fontana del Diluvio, ultima agli occhi ma punto di partenza del sistema compositivo delle acque: una grotta artificiale creata da un ammasso di rocce da cui scroscia l’acqua che andrà ad alimentare tutte le fontane sottostanti.
Completano il tutto le due Logge dette delle Muse, che fiancheggiano la grotta e la cui funzione era quella di permettere al cardinale di ritirarsi in solitudine e in preghiera. Chi vorrà incamminarsi per il Parco troverà, soprattutto durante la bella stagione, un piacevole fresco e tanti percorsi ombreggiati, mentre sparse fontane, meno monumentali, allietano ancora una volta gli occhi e le orecchie.
BIBLIOGRAFIA
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